È IL SUCCESSO CHE CONDUCE ALLA FELICITÀ O VICEVERSA?
La domanda è chiaramente provocatoria anche se la risposta dentro di noi spesso lega la nostra felicità al successo nella vita, che sia nella sfera personale o lavorativa.
Le neuroscienze oggi confermano che felicità e ottimismo incidono profondamente su di noi aumentando creatività, resilienza, innovazione, motivazione e riducendo al tempo stesso i livelli di stress. Pertanto, quanto più siamo felici, tanto più le nostre performance miglioreranno, e con esse anche la nostra possibilità di avere successo in ciò che facciamo.
Da cosa dipende la nostra felicità, il nostro ottimismo?
La ricerca di Sonja Lyubomirsky (Professoressa di Psicologia all’University of California, autrice del libro “The how of happiness”) ci dice che la felicità per il 50% dipende dai geni/temperamento, mentre per il restante 50% dalla:
- Capacità di riformulare le situazioni in termini positivi
- Gratitudine
- Generosità/gentilezza
Le emozioni positive innescano la produzione di dopamina e serotonina nel nostro cervello. Sono sostanze chimiche che non solo ci fanno sentire bene, ma che stimolano anche i nostri centri di apprendimento cerebrali.
L’ottimismo invece significa “adottare una serie di abitudini che consentono di elaborare emozioni, pensiero ed azione attraverso un dialogo interiore che mette in discussione le proprie credenze e ci fa vedere una sconfitta come la possibilità di riscrivere un finale”. È quella competenza che, secondo l’“Intelligenza emotiva”, consente di valutare sempre delle alternative alle situazioni, consentendo di superare avversità o sfruttando nuove sfide come opportunità.
L’ottimismo fa superare gli ostacoli. Ciò è vero sia per il singolo che per un gruppo all’interno dell’azienda.
Nelle aziende oggi sempre più c’è bisogno di talento, motivazione, competenze, ma soprattutto di ottimismo. Quanto più nei team o a livello gerarchico vi sono figure che sanno portare ottimismo, tanto più si genera un effetto a catena che produce risultati positivi tangibili in termini di produttività.
In particolare, Seligman dice che un’azienda può trarre beneficio dall’ottimismo in due modi:
- Il Processo di selezione, che può già in origine individuare le risorse più talentuose in termini di ottimismo
- L’affidamento dei ruoli professionali. Ci sono ruoli che richiedono ottimismo (vendite, raccolta fondi, pubbliche relazioni, ruoli di intermediazione, lavori creativi ecc.), così come ruoli dove il pessimismo è necessario, pensiamo ad incarichi ad alto rischio o dove deve prevalere un forte senso di realtà (valutazioni economiche, progetti ingegneristici, amministrazione, controllo qualità)
Quante volte abbiamo esempi di persone che sono ottimiste, che sanno vedere sempre “il bicchiere mezzo pieno” o che, nonostante le avversità della vita, sono felici e trasmettono energia.
Come detto all’inizio, c’è una componente genetica, ma sappiamo ora che tutti possiamo protendere verso una qualità di vita maggiore se noi stessi siamo in grado di mettere in atto delle strategie. Non esiste la formula perfetta, ma sia la felicità che l’ottimismo possiamo dire siano “competenze allenabili”.
Prendendo spunto da alcuni esempi sotto, prova a trovare il mix che più ti appartiene.
- Inizia e finisci la giornata con un sorriso
- Individua ogni giorno 3 cose positive accadute annotandole su un diario
- Trova un senso di scopo in ciò che fai ogni giorno
- Circondati di persone positive
- Proteggiti dalle negatività, evita persone che sono fonte di stress
- Trova le tue basi sicure (familiari, amici, ecc.) e affidati nel momento del bisogno
- Intensifica le relazioni sociali
- Ricerca un senso di comunità, evitando l’individualismo
- Evita lamenti. Riformula sempre le situazioni al positivo
- Aiuta gli altri e ringrazia per ciò che ricevi, alimentando un processo di gratitudine
Cosa aspetti! Inizia con l’allenamento e vedrai gli effetti sul tuo benessere!