COSA SIGNIFICA OGGI ESSERE “LEADER”?

Tante sono le definizioni oggi che traiamo dalla letteratura, dai social, dai blog.

Essere leader oggi significa guidare gli altri, saper guidare il cambiamento in un’epoca dove tutto scorre rapido, dove ci viene chiesto di interpretare ruoli diversi, dove dobbiamo sviluppare skill nuove senza avere il tempo di ricevere formazione adeguata, dove dobbiamo prendere decisioni senza avere informazioni sufficienti.

Per me essere leader ha sempre più un significato legato all’autenticità e a quel concetto di “autonomia” secondo la definizione che ci viene data in analisi transazionale (consapevolezza, spontaneità ed intimità), ma anche sapere di dipendere dagli altri. Sembra un ossimoro a ben vedere: autonomia e dipendenza. Anche il nostro cervello ogni giorno, in ogni istante, si trova a dover gestire la contrapposizione tra un pensiero più razionale ed uno più emotivo, il primo legato all’emisfero sinistro e il secondo a quello destro. Utilizzando una terminologia più aderente alla nostra epoca la chiamiamo “intelligenza emotiva”. Implica saper coniugare competenze professionali con quelle più umane, quelle che oggi vengono chiamate soft skill o “human skill”: sapere comunicare, sapere ascoltare, sapere negoziare, avere un pensiero critico e sviluppare doti di problem solving. Ci sono altri elementi che mi piace citare:

  • l’intuizione: mi fido e mi faccio guidare dal mio timone interiore
  • creatività: capacità di reagire nelle diverse situazioni e trovare nuove soluzioni
  • la percezione: colgo i dati di realtà basati nel qui ed ora
  • l’audacia: supero le mie paure, le convinzioni che mi ostacolano

Il lavoro sulla mente e sulle attitudini cerebrali nascoste permette di sviluppare la fiducia in sé, la propria capacità di rimettersi in pista, trovare aperture, e sviluppare risorse interiori favorevoli alla realizzazione personale come il coraggio, la curiosità, l’entusiasmo, la volontà e la tenacia. Tali elementi influiscono profondamento nel rapporto con gli altri.

Quali sono le mie motivazioni?
Conosco le mie paure? Chi mi può aiutare a superarle?
Quali pregiudizi e/o convinzioni mi ostacolano? Come posso superarli?
Quanto siamo affidabili?
Quanto siamo in grado di ascoltare e leggere i bisogni altrui?
Quanto sappiamo costruire rapporti veri ed autentici?
Quanto sappiamo pensare, “out of the box” e trovare la soluzione più funzionale per noi e per gli altri?

Queste sono alcune domande che dovrebbero attivare riflessioni importanti per aiutarci a costruire un nostro significato di leadership in un contesto di grande cambiamento dove possiamo però essere più noi stessi e meno aderenti a come ci vorrebbe la società. Essere più fedeli ai nostri valori e proiettarci ogni giorno verso quello che è il nostro senso di scopo. Qualcuno si domanderà: ma qual è il mio? Beh, se ancora non lo si è trovato non succede nulla. Ognuno si fa la domanda in tempi diversi: chi per età, chi perché si trova ad affrontare un momento difficile e sente di dover rimettere in discussione il proprio status quo. La risposta potrebbe non arrivare subito, ma la ricerca può essere un momento importante nella propria vita, un momento che assorbe energia e che può produrre nuova linfa. Ecco, io credo che il leader sia colui o colei che in primis voglia guidare sé stesso, chi vuole essere l’attore o attrice principale della vita e non una controfigura, con i rischi che ne conseguono, ma godendo così dei propri successi e rendendone partecipe gli altri. Essere leader significa essere influenti e sviluppare doti di persuasione rispettando le individualità e valorizzando le diversità. Essere leader significa scoprire le proprie potenzialità e supportare chi ci sta vicino a trovare le proprie!

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